L’immobilizzazione atraumatica della regione spinale consiste in una serie di manovre atte a garantire il trasferimento del paziente vittima di trauma cervico-spinale su un piano rigido con caratteristiche fisiche tali da ovviare alla variazione di stabilità meccanica derivante dalle lesioni stesse. L’immobilizzazione spinale del paziente traumatizzato costituisce uno degli obiettivi fondamentali del lavoro delle autorità di Emergenza Territoriale, sia in modalità distrettuale (tramite collare cervicale) che totale (tramite asse spinale, materasso a depressione, barelle a cucchiaio). Una corretta ed efficace procedura di immobilizzazione è frutto dell’applicazione di vari presidi, ognuno con una propria funzione e con ottime caratteristiche di rigidità, anche in caso di forti sollecitazioni o carichi. Molti esperti sono d’accordo nel sostenere che l’immobilizzazione extraospedaliera del paziente traumatizzato rappresenti una pratica obbligatoria da promuovere al fine di ridurre i danni secondari anche gravi legati alla mobilizzazione di segmenti scheletrici lesionati. Durante il trasporto, infatti, il paziente è soggetto ad una generica trasmissione di energia cinetica. Un’incorretta immobilizzazione espone il paziente ad un aggravamento delle proprie condizioni cliniche, definita con il termina di “patologia da trasporto“.
Negli interventi di mobilizzazione e immobilizzazione dell’area cervicale, una volta assodata l’assoluta necessità dell’uso del collare cervicale e dei dispositivi di estricazione, occorre tener conto di altre problematiche, tra cui:
- tipologia somatica (standard vs. fortemente obeso);
- valutazione dello stato cosciente e collaborativo del paziente;
- tipologia delle lesioni;
- luogo di raccolta che consente o meno l’utilizzo di dispositivi specifici;
- numero di soccorritori nell’équipe;
- esperienza e abilità dei soccorritori;
- durata del trasporto;
- comfort del dispositivo utilizzato.
Per ciò che concerne i requisiti che un dispositivo di immobilizzazione deve avere per essere considerato efficace e sicuro, si consiglia di orientarsi verso prodotti che:
- minimizzino le manovre di mobilizzazione del paziente;
- siano facilmente utilizzabili anche da un’équipe minima di 2 soccorritori (in Italia negli interventi di soccorso questo numero è molto frequente);
- siano di semplice e rapido utilizzo;
- assicurino un’immobilizzazione efficace che non trascuri il comfort del paziente.
Per concludere, gli interventi di mobilizzazione e immobilizzazione del paziente traumatizzato sono tra le pratiche più frequenti nell’ambito dell’emergenza. È vero che l’utilizzo dei presidi di immobilizzazione trova il sostegno di numerosi esperti, ma deve essere svolto in modo corretto e accurato sulla base di variabili operative e formative che ogni sistema sanitario deve valutare con attenzione. In questa valutazione, è necessario tenere in conto che un’immobilizzazione scorretta non solo non riduce eventuali danni secondari, ma può anche diventarne la causa principale.