Il trauma all’area cervicale rappresenta in Italia la causa di morte più frequente al di sotto dei 45 anni, con un’incidenza pari a circa 120 casi ogni 100.000 abitanti. Il 30% circa di questi traumi è da ricollegarsi ad incidenti stradali. È interessante notare, inoltre, che il 27% dei pazienti che riportano un trauma al rachide non avverte alcun dolore, per cui è necessario prestare attenzione anche in assenza di sintomi evidenti, onde evitare di provocare gravi danni secondari.
Gli eventi traumatici alla colonna vertebrale costituiscono un enorme fardello per l’economia di ciascun Paese, dal momento che interessano principalmente le fasce di età più produttive. Inoltre, molti dei pazienti traumatizzati presentano in seguito all’incidente condizioni invalidanti, con ripercussioni significative sia sul piano umano, sia su quello economico.
Per queste ragioni, risulta di fondamentale importanza curare l’organizzazione del trattamento pre-ospedaliero, che, se svolto in modo professionale ed efficiente, può garantire una notevole riduzione dei casi di mortalità e invalidità. Varie ricerche dimostrano che il numero di morti dovute a trauma cervicale evitabili è notevolmente più alto in caso di assenza di strutture e personale dedicati.
Nell’ambito dell’assistenza al paziente traumatizzato, si ricordano quattro punti chiave:
- Il triage sul territorio, vale a dire il primo inquadramento generale delle lesioni e delle priorità terapeutiche del traumatizzato
- L’utilizzo adeguato dell’equipaggiamento in dotazione e l’applicazione delle tecniche di supporto necessarie
- La messa in atto di manovre di rianimazione di base
- Il trasporto del paziente in una struttura ospedaliera in grado di offrire un trattamento efficace e tempestivo
Nel caso dell’immobilizzazione spinale e cervicale, inoltre, un punto di riferimento è il principio di condizionamento. Per principio di condizionamento si intende l’annullamento dei punti di maggiore elasticità, in modo da assicurare al paziente stabilità meccanica e limitare i trasferimenti di energia cinetica al corpo. L’immobilizzazione del paziente ha lo scopo di uniformare le reazioni del suo corpo nei confronti del moto e delle sollecitazioni, al fine di evitare danni secondari.
Un presidio chiave nell’applicazione del principio di condizionamento è il collare cervicale. In commercio sono disponibili numerosi modelli, classificabili principalmente in monovalva (un pezzo) e bivalva (due pezzi); il secondo è sicuramente più idoneo all’immobilizzazione del rachide cervicale, soprattutto in fase di emergenza, in quanto la struttura a due pezzi assicura un’applicazione più conforme all’anatomia del paziente e un’immobilizzazione più simmetrica e più stabile. Il collare ha la funzione di limitare i movimenti flessori, rotatori ed estensori del collo e va rimosso esclusivamente dopo aver appurato l’assenza di lesioni al rachide cervicale.
Per quanto riguarda l’applicazione del collare cervicale, da svolgere obbligatoriamente in presenza di due operatori, si consiglia di seguire le seguenti indicazioni:
- il primo soccorritore posiziona il pollice e l’indice di una mano nelle fosse sotto gli zigomi del viso del paziente e con l’altra mano posiziona le stesse dita negli incavi al di sotto del processo basale cranico. Mentre allinea la zona cervicale, effettua una lieve trazione diagonale;
- il secondo soccorritore si posiziona dietro il paziente e appoggia i pollici sulle dita della mano del primo soccorritore che sorreggono la nuca. A questo punto appoggia mignoli e anulari sulle dita della mano del primo soccorritore situate negli incavi al di sotto degli zigomi;
- prosegue appoggiando la nuca del paziente sul proprio torace per stabilizzare ulteriormente la presa;
- resta in questa posizione, mentre il primo soccorritore procede alla misurazione della giusta taglia di collare cervicale;
- dopo aver liberato il collo, si comincia applicando per prima la valva anteriore, seguita da quella posteriore, da fissare tramite gli strap di fissaggio.